Si fa sempre più forte nella società e nella moda la voce dei più giovani. Salgono alla ribalta baby stiliste, fashion blogger, geni dell’informatica, e a Hollywood i figli delle star danno lezioni di stile e spopolano divi teenager. Tutto ciò non poteva lasciare indifferente il fashion system, che si adegua a questa “piccola rivoluzione”.
Largo ai giovani: o no?
“Largo ai giovani”. Si fa presto a dirlo, ma quando bambini e adolescenti conquistano lo scettro del comando scatta la “teenarchia”, il potere degli under 20. Il termine è mutuato da uno studio condotto da Tea Trends sulle correnti sociologiche e culturali in atto nella società, dal titolo “Tracce di futuro.Tendenze 2010_2011”. Una di queste è proprio Teenarchy, ovvero il momento dei baby protagonisti, dal fashion al cinema, dall’arte alla tecnologia. “Siamo di fronte – spiega Domenico Fucigna, architetto e partner di Tea Trends – ad una crescita sempre più precoce delle nuove generazioni, anche a livello di ragionamento ed autonomia di pensiero.” Nella società attuale si hanno così bambini precocemente maturi che, volontariamente o meno, sotto vari aspetti conducono una vita adulta. Come la baby stilista Cecilia Cassini, a 11 anni già un nome nel fashion industry made in Usa. La piccola designer di Encino, California, ha ricevuto a sei anni la prima macchina da cucire e quattro anni dopo ha debuttato con la sua collezione di abiti per ragazze. Ora con il suo brand annovera tra le clienti la pop star Miley Cyrus, le figlie di Denise Richards e la ex First Daughter americana Jenna Bush. Non vorrebbe fare la ballerina come le sue coetanee, ma avere negozi in tutto il mondo e il suo idolo è Karl Lagerfeld. Un altro emblematico esempio è Tavi Gavinson. Nel 2008, all’età di 11 anni, Tavi ha dato vita al fashion blog Style Rookie. Ad oggi, il blog conta 4 milioni di lettori e la minuta adolescente di Chicago, che già nell’aspetto dimostra molti più anni della sua vera età, è divenuta una vera e propria guru della moda. Non è raro sentir parlare di lei sulle principali riviste o vederla in prima fila ai fashion show internazionali al fianco della potentissima Anna Wintour. E restando sul web ma uscendo dall’ambito della moda, per capire la portata del fenomeno basta pensare che l’ideatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha fondato il social network all’età di 19 anni. Ora ne ha solo 26 e il sito, con oltre 550 milioni di utenti, è il più visitato negli Usa (dati Hitwise) e il suo valore stimato è attorno a 50 miliardi di dollari.
Piccoli trendsetter crescono
Anche gli adulti contribuiscono a creare questi baby fenomeni. A Hollywood le neomamme famose fanno a gara a coprire i figlioletti di abiti e accessori supergriffati, come Suri Cruise, nata dai divi Katie Holmes e Tom Cruise, o Romeo e Cruz, figli di David e Victoria Beckham. Romeo Beckham, classe 2002, si è addirittura aggiudicato il 26esimo posto della classifica degli uomini meglio vestiti di GQ Uk, piazzandosi dieci posti sotto al padre. Le più grandicelle poi mordono il freno: la 13enne Lourdes Leon ha disegnato con la madre Madonna “Material Girl”, una collezione moda per Macy’s. E Willow Smith, figlia d’arte di Will Smith, ad appena 10 anni è già una vera fashion victim, oltre che un’attrice (è apparsa a fianco del padre in “Io sono leggenda”) e una cantante di successo: il suo primo singolo, che verrà lanciato in Italia a marzo, è già in cima alle classifiche internazionali. Le teen star come la piccola Smith, talenti del cinema e della musica che in un lampo conquistano con la loro immagine fresca stuoli di fan in tutto il mondo, stanno infatti spopolando. Molti di questi giovani artisti provengono dalle produzioni Disney come Britney Spears, Lindsay Lohan o i più recenti Jonas Brothers, Miley Cyrus e Justin Bieber. Alcuni di loro, tuttavia, dopo essere stati gli idoli dei ragazzi, hanno assunto atteggiamenti da adulti diventando dei sex symbol come Justin Bieber, il cui volto angelico è stato ritratto sulla copertina di Vanity Fair Usa con il collo coperto di segni di baci o, come nei casi della Spears e della Lohan, perfino oggetti di scandalo per abuso di alcool e droghe. Questi divi formato junior hanno però attirato a sé lo sguardo del fashion system, sempre più attento a questa tendenza, e sono spesso divenuti le icone ispiratrici dei nuovi must in fatto di stile. Fornarina, ad esempio, ha scelto proprio Lindsay Lohan come testimonial della campagna pubblicitaria per l’autunno/inverno 2009-10, sfruttando – anziché temendo di utilizzare – l’immagine ribelle e trasgressiva della giovane attrice. Burberry è stata invece letteralmente “stregata” da Emma Watson, attrice classe 1990 salita alla ribalta per aver interpretato Hermione Granger, amica di Harry Potter nell’omonima saga di film. La maghetta è stata il volto delle ultime due campagne pubblicitarie della griffe, affiancata anche dal fratello minore Alex. Gli scatti trasmettevano la carica propria dei giovani: “L’energia delle immagini e il dinamismo del cast – ha commentato il direttore creativo del brand Christopher Bailey – riflettevano i diversi atteggiamenti e le diverse espressioni dei ragazzi e delle ragazze Burberry”.
La moda non sta a guardare
Volgendo lo sguardo alla moda che verrà, sono molti i brand che nelle collezioni kidswear mostrano di aver colto questa piccola rivoluzione e interpretato in versione small i canoni dell’abbigliamento dei più grandi. Un nome su tutti è Roberto Cavalli, amato dalle mamme delle teen, che nella linea Roberto Cavalli Angels ha giocato, nella collezione per la primavera 2011, su fuseaux attillati con motivi animalier, ampi top dai colori fluo e un mix di accessori, quali cappelli, foulard e cinture. Modelli pensati per ragazzine per cui il vintage risale a un paio di decenni fa. L’ispirazione Eighties vista sulle passerelle non è mancata neppure nelle linee Junior e Kid di Diesel. Anche qui dominano le tinte fluo e le sovrapposizioni di capi, ma c’è un tocco di stile “grunge” anni Novanta, come dimostrano la predominanza del colore nero, i motivi con teschi e le stampe con la scritta “Rebel”. E proprio la presenza del nero è un indicatore importante di questa tendenza. “Da ricerche che ho svolto in passato – afferma infatti Domenico Fucigna – è emerso che fino a 7-8 anni fa il nero era una tonalità inesistente nelle collezioni bambino. Oggi non solo è stato sdoganato, ma è uno dei colori più utilizzati”. Il nero compare anche nelle proposte per la prossima stagione invernale di Liu Jo Junior, il total look del brand di Carpi dedicato alle bambine dai 6 ai 14 anni. Uno dei temi della collezione, “Funny rock”, si compone infatti di una palette di colori che include tonalità scure. Le bimbe Liu Jo Junior, con piumini arricchiti da fascinosi colli in lapin e pantaloni in tessuto pailettes, giocano così a fare le front girl, come piccole e grintose rocker metropolitane. E non sono da meno in questo senso altre due griffe italiane, Giorgio Armani e Gucci. La prima applica il suo stile classico e formale alla linea per i più piccoli, con giacche, completi gessati e mini-cravatte, e utilizzando uno dei colori simbolo dello stile di re Giorgio, ma scarsamente presente nel fashion in miniatura, ovvero il grigio. Anche nella collezione Gucci Kids si ritova la presenza del nero, così come di tipologie di capi “da grandi”. I bimbi Gucci portano infatti sneakers e cinture griffate con il logo della maison, giacche in pelle e maxi-occhiali con lenti a goccia. Veri e propri baby fashion-addicted, pronti a eguagliare se non superare lo stile di mamme e papà amanti della moda. Più sportivi e casual, ma non per questo meno trendy i look proposti da Woolrich Kids: anche in questo caso i bambini indossano con disinvoltura accessori fashion quali grandi occhiali da sole da aviatore e cappelli modello panama, come dei piccoli dandy in villeggiatura. Per concludere, anche la rassegna per antonomasia dedicata al kidswear, Pitti Bimbo, non è stata a guardare l’invasione ormai dilagante della “teenarchia” nel mondo della moda. L’immagine pubblicitaria di Pitti Immagine Bimbo 2011 presenta infatti un bambino che di infantile ha in realtà ben poco. L’abbigliamento e l’atteggiamento ricordano quelli del T-bird John Travolta in Grease, con T-shirt bianca, chiodo in pelle nera e un’aria spavalda mentre si pettina il ciuffo di capelli rossi. In uno scenario del genere, le mamme che non vorrebbero mai veder crescere i loro bimbi sono costrette a rassegnarsi. Largo ai (non) giovani!